Dalla domenica di pasqua a quella di pentecoste decorre il tempo pasquale, la "sacra cinquantina" che nel suo significato originario dilata la celebrazione del mistero pasquale in cinquanta giorni come se fossero uno solo.

Già nel V secolo questa unità celebrativa tende però a spezzarsi: l'ottava di pasqua acquista maggiore importanza rispetto agli altri giorni, con la conseguenza che, se originariamente ogni giorno della cinquantina pasquale prolungava la solennità della pasqua, ora questa finalità è riconosciuta in modo particolare e quasi esclusivo all' ottava; inoltre nacque anche una festa intermedia al quarantesimo giorno per commemorare l'ascensione, come risposta all'esigenza di ripercorrere anche dal punto di vista strettamente storico e cronologico le tappe degli avvenimenti di salvezza.

La liturgia ambrosiana ha conservato, per il tempo pasquale, alcuni elementi specifici che possiamo riassumere nel modo seguente.

Nell'ottava di pasqua, ogni giorno è celebrato come se fosse una grande solennità: nella messa, ad esempio, oltre all'inno del "Gloria" si proclama anche - a differenza del rito romano -la professione di fede (il "Credo") e, coerentemente, la liturgia della parola prevede lo schema ternario festivo, proprio come nelle domeniche e nelle grandi solennità.

Inoltre, per ogni giorno dell’ottava, sia il messale sia il lezionario prevedono sempre due formulari specifici: il primo, chiaramente pasquale, è il formulario proprio del giorno; il secondo, di contenuto battesimale, è l'erede delle assemblee liturgiche che nell' antichità si tenevano, proprio nell' ottava di pasqua, per le catechesi mistagogiche ai neofiti che nella veglia del sabato santo avevano ricevuto il battesimo.

Dal punto di vista strutturale l'intero periodo pasquale è distinto in due parti: i primi quaranta giorni conducono fino al giovedì della sesta settimana, quando si celebra la festa dell’ascensione.

A questo proposito la Chiesa ambrosiana ha compiuto la scelta di celebrare sempre e in ogni caso questa importante solennità dell’anno liturgico nel giorno suo proprio, secondo l'indicazione cronologica dei quaranta giorni presente nella Scrittura, indipendentemente dal fatto che la legislazione civile riconosca o meno tale giorno come festivo. Per motivi pastorali e per uniformità con quanto avviene nel resto della Chiesa italiana, la messa dell’ascensione può essere ripetuta anche nella domenica successiva.

Con il giorno dell'ascensione viene meno alla Chiesa-Sposa la presenza dello Sposo, cioè Cristo Signore risorto. D'altra parte, secondo le parole stesse di Cristo che ha promesso ai suoi discepoli che non li avrebbe lasciati orfani perché avrebbe mandato lo Spirito consolatore, la Chiesa entra nei nove giorni che la portano fino alla pentecoste, quando riceverà dallo Sposo asceso al cielo il dono "nuziale" dello Spirito Santo.

Questa seconda, breve, sezione del tempo pasquale, dall’ascensione al cinquantesimo giorno (una vera e propria "novena" liturgica in preparazione alla pentecoste) è caratterizzata, nei giorni feriali, da una liturgia della parola del tutto particolare: lo schema è quello ternario festivo e la prima lettura è sempre tratta dal Cantico dei Cantici, testo che già nella tradizione spirituale ebraica era percepito come tipicamente pasquale e che poi la tradizione cristiana antica e la spiritualità patristica ha applicato specialmente al rapporto sponsale tra Cristo e la Chiesa.

In particolare nei giorni che conducono a pentecoste la liturgia ambrosiana propone quelle pagine del Cantico dei Cantici nei quali la Sposa lamenta l'assenza del proprio Sposo, nell' attesa del dono dello Spirito rievocato dalle pagine del vangelo.