Neoplasia della mammella

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Il tumore della mammella è il più frequente tra quelli femminili in Italia. Nelle ultime decadi ha sempre mostrato un costante aumento di incidenza che sembra essere maggiormente a carico di giovani donne di età vicina ai trenta anni. Questo comporta tutta una serie di considerazioni scientifiche e programmatiche in parte nuove e in parte confermanti la tendenza consolidata da anni nella pianificazione e attuazione di programmi di screening senologico, il tutto avvalorato dalla constatazione di una persistente e progressiva diminuzione della mortalità. Il calo della mortalità è ascrivibile soprattutto a una diagnosi sempre più precoce, unitamente ai progressi importanti e innovativi in ambito terapeutico. Per ottenere i massimi vantaggi dall’attività di diagnostica, ogni intervento deve avvenire nel contesto di un programma ben organizzato e controllato.

PERCORSO CLINICO-DIAGNOSTICO

Ancora oggi più della metà delle donne scopre di avere un carcinoma della mammella con le proprie mani: in attesa di una effettiva ed estesa copertura della popolazione con programmi di screening , la donna deve essere attenta al proprio seno e controllarlo, o farlo controllare regolarmente. Se da un lato l’autopalpazione è procedura fattibile personalmente e periodicamente (anche in relazione al ciclo mestruale), la programmazione, pianificazione ed esecuzione di controlli clinici senologici, effettuati da personale specializzato, resta la scelta più rassicurante riguardo l’esito diagnostico.

 

Accertamenti di I livello

Le pazienti con sospetta o presunta diagnosi di patologia neoplastica della mammella saranno sottoposte agli accertamenti clinico-strumentali di I livello presso i servizi aziendali di radiologia. L’esplorazione clinica del seno fa parte fondamentale e integrante degli accertamenti diagnostici, fornendo notizie anamnesiche importanti, che concorreranno a modulare l’intero processo terapeutico-diagnostico. L’attenta valutazione clinica della mammella e del cavo ascellare permette altresì una corretta stadiazione clinica, fondamento basilare per una programmazione terapeutica.

ESAMI

Mammografia
(utilizzata dopo i 40 anni)
È la tecnica morfologica che permette l’esplorazione della mammella in tutta la sua completezza e che offre la maggior sensibilità anche per tumori in fase iniziale soprattutto nelle donne con adiposità mammaria prevalente. Consente inoltre di meglio definire l’estensione e la mono o multifocalità di eventuali lesioni sospette. Deve essere eseguita con apparecchi dedicati, in grado di produrre ottime immagini con dosi contenute.

Ecografia
È l’esame di elezione nelle donne giovani sintomatiche o con struttura ghiandolare densa tale da rendere poco significativa la mammografia per seno “denso”. Associata alla mammografia, ne incrementa la sensibilità sia su lesioni palpabili sia non palpabili. Può essere inoltre guida per manovre interventistiche ( reperimento e localizzazione pre-operatoria, prelievo cito-istologico ecoguidato). È un’indagine non invasiva attraverso l’utilizzo di una sonda a ultrasuoni che viene fatta scorrere sulla pelle di tutti i quadranti della mammella.

Recentemente sono entrate a far parte dello scacchiere diagnostico radiologico la Risonanza Magnetica Nucleare e la Tomosintesimammaria, che trovano indicazione in casi selezionati in cui possono concorrere a definizioni diagnostiche di lesioni sempre più piccole, incerte o addirittura pre-neoplastiche. Saranno indicate ed eseguite su indicazione specifica del Clinico senologo consultatosi coi colleghi di radiologia senologica.

VALUTAZIONE COMPLESSIVA
Il passo conclusivo è costituito dalla valutazione complessiva dell’esame clinico, della mammografia e della ecografia eseguita dallo specialista senologo che può portare a diagnosi di lesione benigna o non neoplastica e quindi meritevole di soli controlli periodici clinico-strumentali. Si redigerà una refertazione completa ed esaustiva per il medico curante contenente la periodicità delle visite e degli esami strumentali lesione dubbia/sospetta meritevole di ulteriore definizione più completa o lesione neoplastica meritevole di conferma istologica e di valutazione biologica/recettoriale.

 

Accertamenti di II livello

Le pazienti con dubbia o sospetta/certa diagnosi saranno indirizzate, previo canale differenziato, agli accertamenti di II livello

ESAMI

Esame citologo/istologico di biopsia spesso ecoguidata

Biopsia stereotassica (con trucut o con mammotome) sia su nodulo, sia su microcalcificazioni che su distorsioni sospette

Una volta raggiunta una definizione diagnostica, la paziente è valutata da un gruppo interdisciplinare (chirurgo di riferimento, radiologo, anatomopatologo, oncologo medico ed eventualmente chirurgo plastico ricostruttivo, ginecologo, psicologo e fisioterapista) la cui valutazione finale costituisce il punto fondamentale per una corretta pianificazione dell’iter terapeutico. In ultimo la comunicazione della diagnosie del procedimento terapeutico verrà esposto in maniera completa, comprensibile e comprendente le possibili alternative di terapia con la loro sequenzialità, i risultati attesi e i possibili disagi nonché complicazioni, direttamente dal chirurgo referente alla donna che dovrà esprimere l’accettazione al trattamento.


Chirurgia mammaria

La chirurgia mammaria resta il trattamento principale nella stragrande maggioranza dei casi e viene oggi modulata a seconda di caratteristiche morfologiche e biologiche della neoplasia. La tempestività della diagnosi comporta una contestuale riduzione d’ampiezza della chirurgia mammaria, con riduzione dei danni estetici e funzionali. Interventi come la mastectomia non sono più così frequenti come in passato ma trovano tuttora indicazione in casi selezionati. La dissezione linfonodale ascellare, che prima accompagnava sempre la chirurgia mammaria di qualsiasi entità, viene oggi sostituita dalla biopsia del linfonodo sentinella. La sua affermazione e la verifica della sua accuratezza diagnostica ha rivoluzionato il comportamento chirurgico sul cavo ascellare. La consistenza dei dati raccolti in pochi anni su grandi casistiche ha permesso di considerare tale metodica “gold standard” nella stragrande maggioranza delle neoplasie precoci della mammella con linfonodi ascellari clinicamente ed ecograficamente negativi, con l'enorme vantaggio di ridurre sensibilmente la morbilità della dissezione ascellare.

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