Maria, compagna silenziosa fino alla morte

2020-11-14
Maria, compagna silenziosa fino alla morte

Terza meditazione del triduo

Durante la mia esperienza di lavoro in un hospice ho potuto sperimentare la forza ed il valore di tutte le azioni che si mettono in atto nel tempo che precede e immediatamente segue il decesso di una persona. Ogni preparativo, anche piccolo, è carico di significato per i cari che sopravvivono al decesso del congiunto, dell’amico/a, del compagno/a. Benché la morte non cessi di rimanere un evento temuto, il tempo che la precede offre la possibilità di un estremo saluto, della riconciliazione e della gratitudine.

Nella maggioranza dei casi, la pandemia ha impedito che tutto questo avvenisse, tanto da lasciare – nel cuore e nella mente di coloro che hanno perso dei cari a motivo del COVID – ferite profonde, cicatrici di difficile soluzione. Ognuno di noi, anche chi non è stato direttamente coinvolto dalla morte di un essere caro, ha fatto esperienza di umiltà e di impotenza nella impossibilità di avere il controllo della natura, soprattutto della morte. In questo periodo, di fronte alla morte non ci sono rimaste che la fede, la speranza e l’amore quali forme di solidarietà che uniscono le persone ferite.

Maria ha provato su di sé il peso della morte del Figlio, una morte non solo prematura ed ingiusta ma persino violenta e devastatrice. Maria ha dovuto fare i conti con la realtà della profezia del vecchio Simeone, trovando in sé le risorse per far fronte ad un dolore che le deve aver squarciato il cuore. Come ognuno di noi, ha dovuto tenere testa al sentimento di separazione, di perdita, di rabbia ... a domande inevase, a dubbi .... e chissà quant’altro. Nel suo dramma – plasticamente rappresentato nel Compianto sul Cristo morto, gruppo scultoreo di sette figure in terracotta, opera di Niccolò dell'Arca, a Bologna - Maria è stata chiamata ad una nuova prova di fede, vissuta – proprio perché intensamente personale – nella solitudine. Maria ha dovuto trovare in sé quella forza che l’aiutasse a guardare l’evento della morte del Figlio con uno sguardo diverso. Solo questa capacità può avere influito sul suo comportamento e sul suo stato d’animo, infondendole piccoli frammenti di speranza. Maria, arricchita dalla convivenza con il Figlio, dalla assoluta fiducia nelle Sue parole e nel Suo progetto di vita, certa di averlo accompagnato ma – allo stesso tempo – consegnato, ha in sé risorse interiori importanti per non lasciarsi travolgere dagli eventi del Venerdì Santo. Come Maria, ognuno di noi necessita di risorse per sostenere il lutto. Queste possono essere una sana autostima che si traduce in volitività e determinazione; la presenza di amici; una visione del futuro; le esperienze passate con il defunto ed il suo ricordo; una dimensione di fede significativa... ed altro ancora. La lista delle risorse potrebbe continuare: esse ci aiutano ad affrontare la difficoltà del cammino di accettazione e di ripresa in una maniera sana e salutare In Maria tutte queste risorse sono presenti e si offre come modello e compagna nel cammino lungo il tunnel che potrebbe portarci – altrimenti – alla disperazione.

Maria è abitata dalla speranza. Dall’Annunciazione in poi, la sua vita è stata orientata dal ed al progetto del Figlio, nel quale ha riposto la sua fiducia. Ella era consapevole che Gesù non le apparteneva ma che era venuto ad abitare tra noi, a farsi carne e a dare la Sua vita per noi. Nell’ora del sacrificio supremo del Figlio, la Madre è stata sostenuta dalla speranza che la morte non ha l’ultima parola; non è un destino bensì un passaggio. Il Figlio di Dio, il Suo Figlio, l’aveva invitata a non aver paura, nella promessa che con la Sua risurrezione anche la nostra vita sarebbe risorta. Il sepolcro in cui fu posto il cadavere di Gesù non sarebbe stato il luogo assoluto: la speranza nelle parole pronunciate dal Figlio, i Suoi comportamenti, la Sua testimonianza di fiducia nel Padre avrebbero presto avuto la meglio sul dolore provocato in Maria dalla morte!

Maria è presente e non abbandona il Figlio. La presenza – l’abbiamo già visto – è una dimensione costitutiva del sostegno a chi è in difficoltà. Essa diventa anche una risorsa per chi partecipa al dramma di un proprio caro. La presenza ha una doppia valenza, poiché mentre si offre riceve altrettanta consolazione. Maria è stata silenziosamente presente nella vita del Figlio. Ne abbiamo lievi tracce nei Vangeli e somma testimonianza nell’ultimo giorno della vita del Figlio, il giorno che la ricapitola e la significa. Maria non scappa di fronte alle urla inumane, al disprezzo ed al dileggio di tutti coloro che hanno voltato le spalle al suo Figlio e ne hanno decretato la morte. Presente agli eventi fin sotto la croce, la Madre accoglie nel suo grembo – un’allusione alla sua maternità – il Figlio deposto dal patibolo. Un ultimo gesto di cura e di tutela, un’ultima possibilità di farsene carico: infatti, è comune a tutte le esperienze umane, offrire l’estremo saluto alla persona amata attraverso la cura della composizione del corpo prima della sepoltura. Poiché Maria ha voluto e saputo stare con Lui fino alla fine, testimoniandoGli amore materno e fiducia incrollabile, il dolore per la morte del Figlio non è stato in grado di soverchiarla e di annichilirla.

Infine, Maria riceve la promessa di non essere sola o abbandonata ma di tornare a generare. L’ultima parola di Gesù è l’affidamento di tutti i suoi amici, dei discepoli alla Madre e, contemporaneamente, la consegna della Madre alla loro cura e protezione. Nell’imminenza della Sua morte, il Figlio sostiene la Madre squarciando il velo della solitudine e offrendole nuova prospettiva di vita. Gesù non lascia sola la Madre ma le offre nuovi scopi, nuove presenze quali ulteriori risorse a sostenerla di fronte alla perdita del Figlio. Il non sentirsi soli e abbandonati è un impulso ad andare avanti e a rimettersi in cammino, con rinnovata decisione. Nel gesto di affidamento, Gesù rivela tutta la Sua attenzione e generosità: prima ancora che un fatto ecclesiale (Maria madre della Chiesa) è un atto profondamente umano, generatore di rinnovata vita. Maria, la donna fedele, piena di fede e prossima al Figlio, riceve nuova linfa vitale. Con la morte del Figlio, la Madre ne continua l’opera attraverso la Chiesa che sostiene con la vicinanza, la condivisione e la preghiera. Maria, dal Golgota in poi, è a buona ragione chiamata Madre della Chiesa ed intercede a suo favore.

Possa Maria camminare con noi così come è stata vicina al Figlio e diventare per noi fonte di forza e di sostegno nelle prove della vita, soprattutto in quella suprema del dolore e della morte.

Gratitudine a P. A. Pangrazzi da cui ho spunto per la riflessione

Orario messe

Le sante messe vengono celebrate con questi orari:

  • feriali: 7.30, 8.30 e 17.30
  • festivi: 9, 11 e 17.30

Ogni Mercoledì

  • 17.00 Rosario con San Giuseppe
  • 17.30 Santa Messa per gli infermi o per la Chiesa universale

Orario Confessioni

  • Tutti i giorni dalle 16.30 alle 17.30

Ogni Giovedì

  • 16.30 Esposizione e adorazione eucaristica
  • 17.00 Rosario eucaristico
  • 17.30 Messa del Preziosissimo Sangue di Gesù
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